"Il vino, sulle colline del Roero, è innanzitutto un topos culturale ed orgoglio di un civiltà contadina che sul ciclo vegetativo della vite ha costruito il suo calendario agrario. Il saluzzese Agostino Della Chiesa, verso la metà del Seicento già definì le colline del Roero come la patria dei ′migliori vini che si bevino in Piemonte′. Il Roero può vantare un′antica tradizione di vinificazione di vini bianchi, come l′Arneis e la Favorita, ma soprattutto di rossi, in primis il Nebbiolo e la Barbera, ma anche la Bonarda, il Dolcetto e il ′Brachetto dal grappolo lungo′. Una peculiarità della zona, infatti, è quella di proporre una produzione vitivinicola in grado di accompagnare completamente qualsiasi menù. La vite è la pianta amica e, almeno fino a tutto l′Ottocento, la fonte pressoché unica di un′economia povera. È dalla vite che dipendono le speranze e gli umori contadini.
Le fortune economiche sono, insomma, legate ad una pianta nobile e generosa, ma anche ad un frutto delicatissimo, che, per di più, ha un ciclo di maturazione che corrisponde alla stagione dei temporali e della tempesta. Di qui le angosce estive e la gioiosità autunnali delle colline del vino. Tant′è che nella cultura contadina il termine vendemmia va oltre il significato strettamente lessicale, per indicare la gioia e l′abbondanza del raccolto per antonomasia, la felicità piena."